Con questa domanda ho aperto gli occhi questa mattina, consultando come sempre le notizie flash Ansa dal mio telefono. Le notizie degli sbarchi di migranti non sono nuove ma in questi ultimi giorni si sono succedute sempre più di frequente fino al pesante bilancio di domenica 20 Aprile, giornata in cui la terra promessa dei migranti è diventata luogo di morte certa. Nel naufragio di un barcone di 20 metri, proveniente dalla Libia, sono morte centinaia di persone. Le prime stime effettuate dalla Guardia Costiera, parlavano di 700 persone, ma questa mattina, la testimonianza di un sopravvissuto, spostano l’attenzione su un numero ancora più alto che si aggira intorno ai 900/950. Se questi dati fossero confermati, si tratterebbe della sciagura del mare più grave, dopo la strage di Lampedusa che fece 366 morti. Al di là degli slogan politici che si succedono a colpi di tweet e stati di Facebook, cosa possiamo fare noi giovani? Come possiamo affrontare concretamente il problema?
Il tema immigrazione meriterebbe sicuramente una trattazione più ampia, ma quello che mi ha colpito è stato il commento del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che ha fatto appello alla comunità internazionale affinchè sia più unita e solidale.
Solidarietà è la parola che mi sento di usare in risposta al problema che è esteso e complesso ma va comunque affrontato. Ogni giorno, nel nostro piccolo, noi ragazzi ci confrontiamo con realtà differenti qui allo Spazio Giovani e condividiamo con altri, storie di difficile integrazione, di sofferenze e disagio. Il Pozzo di Giacobbe è anche antenna UNAR (Ufficio Nazionale Anti Discriminazione Razziale) e si impegna ogni giorno nell’aiuto e nella difesa delle differenze. Per questo motivo oggi mi sento di dire: non facciamo finta di niente, non voltiamoci dall’altra parte quando si parla di queste cose ma agiamo e cerchiamo di aiutare con i nostri gesti quotidiani coloro che, nella speranza di un futuro migliore, rischiano la vita ogni giorno.
E soprattutto domandiamoci
Informiamoci e teniamoci aggiornati su ciò che ci circonda.
Una risposta
world time
Bell’articolo, e molto bello il video. A volte si fanno domande che non sono vere domande, perché della risposta non ci interessa molto…bisognerebbe riuscire ad ascoltare di più e a parlare di meno.